e poi ogni sera saremmo stati accanto alla lampada…

Con una mano stringevo Francin mentre con l’altra gli carezzavo la nuca, lui teneva gli occhi chiusi e respirava profondamente, quando poi si era calmato mi stringeva alla vita, per cui sembrava stessimo lì lì per iniziare un gran ballo, e invece era qualcosa di più, era un bagno purificante durante il quale Francin mi sussurrava all’orecchio tutto ciò che gli era accaduto quel giorno, e io lo accarezzavo, e ogni movimento della mano gli appianava le rughe, e poi era lui ad accarezzarmi i capelli sciolti

(…)

E ricacciata via dal viso di Francin l’ultima ruga da qualche parte tra i capelli o dietro le orecchie, lui riapriva gli occhi, si raddrizzava, i polsini erano nuovamente all’altezza dei fianchi, mi guardava sfiduciato e, quando sorridevo annuendo, sorrideva anche lui, abbassava più gli occhi e si sedeva al tavolo, si era dato coraggio e mi guardava, e io facevo lo stesso, e vedevo il grande potere che avevo su di lui (…)

da La tonsura, Bohumil Hrabal, Edizioni e/o, Collana Praghese, 1987, a cura di Giuseppe Dierna, con Collages di Giuseppe Dierna

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