(…) poi c’è un altro tipo di fannullone, il fannullone per forza, che è roso intimamente da un grande desiderio d’azione, che non fa nulla perché è nell’impossibilità di fare qualcosa, perché gli manca ciò che gli è necessario per produrre, perché è come in una prigione, chiuso in qualche cosa, perché la fatalità delle circostanze lo ha ridotto a tal punto; non sempre uno sa quello che potrebbe fare, ma lo sente d’istinto : eppure sono buono a qualcosa, sento in me una ragione d’essere! So che potrei essere un uomo completamente diverso!
Da Lettere a Theo, Vincent van Gogh, Guanda, a cura di Massimo Cescon, pp. 87-88