La dedica

Niente rende irrequieti più del restare soli con uno dei due capi del dialogo. Ti senti continuamente parlare con lei!
Una volta ho letto dell’abitudine degli indiani Mohavi di continuare a parlare anche quando il partner si è congedato da un pezzo e è andato via. Lo stesso succede a me. L’indiano ed io non badiamo alle normali distanze; crediamo che le nostre parole raggiungano ancora il partner, anche quando non lo si vede più.

Non ho mai trovato maggior libertà e sicurezza di linguaggio che nel dialogo condotto sotto l’influenza del desiderio fisico. Desiderio e memoria si eccitano a vicenda, l’una si esaltava protetta dall’altro. Non si trattava di niente di particolare, ci si confidava, ecco tutto. La privazione del dialogo ha lo stesso effetto di quella di una droga. Gli organi che una volta venivano stimolati si ammalano, l’intelligenza, il piacere e la gioia di muoversi, la voce.

da La dedica, Botho Strauss, Guanda, trad. di Vittoria Ruberl

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