Carissima Sua Turpitudine,
ecco la lettera da Addis Ababa, in data 5 aprile (1970). Come stai? Sei stata a Frenze, in Tunisia, a Spoleto o Frascati? Non mi puoi rispondere, e mi diverto con le figure retoriche. Io quest’anno la pasqua l’ho passata ad Arusha, Tanzania, sotto tonnellate di pioggia tropicale, zanzare da fare arrosto e lucertole con la retromarcia. Sono ad Addis Ababa, che è una miscela di via Cristoforo Colombo e Borgata Gordiani. Mendicanti e Alitalia. Non sono di buon umore, ho visto cose deprimenti anche per Alberto Sordi, e penso a certe ore deliziose passate insieme a escogitare o progettare o fantasticare turpitudini (1 riga cassata). Voglio che anche tu ci pensi, almeno nella vacanza di un foglio, una lettera dalle tenebre africane. I miei giorni sono fitti, operosi, onerosi; rare le pause, e il sesso che mi serve ce l’ho nella memoria. Ora sono francamente turbato, ma non credo mi sia mai successo, almeno non tanto. Dormiamo sonni opachi, parliamo di cacca. (Io sto bene, ma sui viaggi africani aleggia sempre lo spettro della diarrea). Ti penso con torbida concentrazione, l’odore del tuo caro corpo, i tuoi languori, la voce che cambia, l’occhio diverso, la mano che mi cerca. Ieri a Nairobi ero a 3400 chilometri, oggi sarò a 2000, ma sono sempre troppi. Sbaglio la mira. (2 righe cassate). E’ un viaggio splendido e massacrante, ma non sarà ancora per molto. Partii soldato, tornerò caporale. Z il caporale si porterà a letto la sua affezionata (se lo sarà ancora) Carlotta.
Ciao, carissima Viola,
un bacio tropicale.

Giorgio

da Lettere senza risposta, Giorgio Manganelli – Viola Papetti, Nottetempo

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>