Alcune delle ventuno tesi di Victor I. Stoichita sulla rappresentazione delle visioni:
– Raffigurare pittoricamente un atto visionario significa mettere in scena un personaggio privilegiato (generalmente “un Santo”) nel momento di un’azione privilegiata (l’estasi visionaria);
– Il quadro di visione assume le caratteristiche di documento visivo (di testimonianza) riguardante un’azione per sua natura inverificabile;
– Lo spettatore di un quadro di visione ha funzione di testimone dell’atto visionario comprovante la “realtà visibile” dell’apparizione; benché né il visionario stesso né il testimone che assiste alle sue estasi possa completamente affermare o negare la “realtà” della visione;
– Si chiede allo spettatore del quadro di visione di assumere un ruolo: quello di “colui che guarda colui che vede”;
– Il quadro di visione è un oggetto meta-figurativo: è un’immagine il cui soggetto è un’esperienza di immagine;
– Il quadro di visione è un oggetto di intermediazione. E’ il “filtro” mediante il quale la trascendenza si manifesta allo spettatore;
– Il quadro di visione è un quadro doppio: rappresenta l’irruzione dell’irrealtà nella realtà;
– Il registro superiore del quadro di visione è sottoposto alla stilistica dell’incertezza e dello sfumato;
– L’oggetto figurativo emblematico della rappresentazione della ierofania è la nuvola;
– L’estasi visionaria è un’esperienza di immagine che impegna il corpo di colui che vede;
da Cieli in cornice, V.I. Stoichita, Meltemi