Incantata la strada, il giorno, e lui e lei
e tutti i posti dove mi portavano. Quando uscivamo
i ciottoli erano l’alveo, l’aria della domenica
un tetto alto fluente che si muoveva in silenzio
sui rododendri in fiore, le digitali
e la cicuta, l’edera di terra, la siepe
con la sua edera frastagliata e le ombre dense,
fino a che l’alveo stesso appariva,
ghiaioso, poco profondo, con le pozze estive,
creando un orlo di mondo invalicabile.
Amore mi portò fin là per mano,
senza il minimo dubbio o ironia, occhi asciutti
bene informato, cocciuto,
poi là rimase, in piedi, senza mollare la stretta.
*
Ecco qui un altro campo lungo. In bianco e nero,
un negativo stavolta, in un buio abbagliante,
sbavatura e pallore dove scorgiamo me e te,
gli io che tanto combattemmo per uscirne,
due ombre che si sono mangiate il fuoco,
due fiamme alla luce capaci di bruciare e ardere,
ma ormai più simili a un filo di aria snervata
già vacillanti, lievi moti d’etere…
Eppure ancora capaci di colpo di riaccendersi,
basta incontrare erba bruciata e rametti
e nell’aria ancora l’odore di un vecchio fuoco,
erotico fumo di legna, stregoneria, intrigo,
che non ci fa più saggi ma solo più pronti
a ributtarci sull’aratro e alimentare la fiamma.
da The spirit level, Seamus Heaney, Mondadori, trad.di Roberto Mussapi