È un peccato che per me, proprio per me, la luce si stia cambiando in ombra. Sarebbe un peccato per chiunque naturalmente, ma è difficile accettare di essere scelti per certi destini, specie quando mi sveglio così di colpo nel cuore della notte, e tutto diventa più drastico e senza respiro, e perfino una faccenda come la mia che non avrebbe momenti più drammatici essendo già sul limite ogni ora, toccava una soglia ancor più scabra, di notte, quando tutto è fuori misura, nel buio, che anticipa il buio nel quale finirò, e in ore come questa faccio già le prove. Allora tutto mi appare dall’interno, condannato al solo interno, come durante le visite dei miei vecchi amici all’epoca dei primi disturbi, quando non potevo dirmi in compagnia nemmeno con loro: dopo un po’ se ne sarebbero andati e io sarei rimasto di nuovo per mio conto, questo sentimento del futuro guastava subito le sensazioni del presente e finivo per essere solo anche mentre loro erano lì, separato e diviso da un cristallo che rimandava me a me stesso con la scritta: “Questa malattia è tutta per te, solo per te”.
da Nel museo di Reims, Daniele Del Giudice, Mondadori