Appunti per Mi chiamo M.M. n.26

bragaglia fotodinamismo giovane che si dondola

Ciò che preoccupa Bragaglia non è tanto ottenere la grafia del gesto, quanto riprodurre i soli elementi essenziali alla dinamica di esso, “espressi, per giunta, il meno precisamente possibile”. Egli si adopera così a far diventare sempre meno fotografica la fotodinamica, a ritrarre sempre più “dematerializzate”, e quindi “idealizzate”, le figure in moto: “Occorre richiamare lo stato d’animo esistente nello spettatore per le cento sensazioni ottiche e sentimentali che in un attimo vennero prodotte in lui dalla figura che si muove. Cercammo di rievocare solo la sintesi dei cento spostamenti di un corpo e tendemmo a ricordare, di un gesto, la sola traiettoria, perché significatrice sintetica di tutto il gesto, emozionatrice rapida ed efficace. Non abbiamo voluto, quindi, riprodurre meccanicamente le cento braccia che composero un gesto, ma di quelle volemmo dare il risultato dinamico, cioè la pura traiettoria per la pura sensazione. La fotodinamica tende alla sintesi, essendo pura ricerca di traiettoria a scopo di evocazione artistica della sensazione dinamica.

dalla prefazione di Guido Aristarco in Nascita del cinema, AA.VV. a cura di Roger Manvell, Il Saggiatore, 1961

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