E gli altri, i personaggi che il nostro riluttante lettore si dovrà rassegnare a considerare come i membri della sua nuova famiglia?

2013-07-15 17.12.10

Roderick si sentiva pietrificato. Cosa volevano dire quelle parole? Lui, a Fenham? C’era per forza un errore, intanto però doveva cercare di arrivare in tempo da Jack. Senza più indugio spiccò una corsa in direzione di Cork. Come il lettore ricorderà, c’era la luna, la cui luce dava al fuggiasco la sensazione di essere inseguito; voltandosi vedeva le ombre degli alberi protendersi verso di lui lungo la strada, e più di una volta provò l’impulso di nascondersi dietro un cespuglio. Ma a spingerlo in avanti c’era il pensiero di Jack, per cui correva, il piccolo Roderick, correva, e correva…
A dieci miglia di distanza, nel suo letto, un altro bambino sognava di correre, mentre lunghe ombre nere cercavano di afferrarlo. Voleva gridare, nel sogno, ma non poteva, perché era muto, come nella vita.
E gli altri, i personaggi che il nostro riluttante lettore si dovrà rassegnare a considerare come i membri della sua nuova famiglia? Sognano anch’essi, naturalmente, e passano gli uni nei sogni degli altri, come delfini nell’acqua, dal più abbrutito avventore dell’Oca Rossa riverso sotto un tavolo alla Badessa, sepolta sotto le coltri del suo altissimo letto; dal signor Moriarty, scosso da un rictus intermittente che altro non è se il lascito di una sifilide mal curata, a Chester Grobar detto Cheddar, che nuota nelle profondità di se stesso come nella pasta di un formaggio onirico; Peabody, Jones, pescatori e puttane; sono tutti al cospetto di se stessi, liberi e prigionieri nello stesso tempo. Uno solo non sogna mai, mai.

da Roderick Duddle, Michele Mari, Einaudi

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