appunti per Mi chiamo M.M. n.18

foto come un'acquatinta

Deve dare piacere – VIII

In cosa crederò? Se l’angelo dalla sua nube,
Mentre sereno fissa l’abisso violento, tocca
Le corde e gli strappa la gloria abissale,

Si slancia quaggiù tra le rivelazioni della sera,
E ad ali spiegate, solo lo spazio profondo gli manca,
Dimentico del centro d’oro, del destino dorato,

S’infiamma nel moto immoto del suo volo,
Sono io che immagino l’angelo insoddisfatto?
Sono sue le ali, l’aria di lapislazzulo?

E’ lui, o sono io che sento così?
Sono io che dico e ripeto che c’è un’ora
Di grazia indicibile, in cui di nulla ho bisogno,

Nessun desiderio, sono felice, e scordo la mano dorata
Del bisogno, soddisfatto senza maestà che consoli,
E se c’è un’ora così, ci sarà un giorno,

Ci sarà un mese, un anno, un tempo
Quando la maestà è uno specchio dell’io:
Io non ho, ma sono, e poiché sono, io sono.

Queste regioni esterne come le riempiremo,
Se non di riflessioni, evasioni della morte,
Cenerentola che s’appaga al riparo del tetto?

 

 

Caro Hammer,
…gli angeli hanno forme così varie, e differenti denominazioni…la più semplice raffigurazione dell’angelo della realtà potrebbe essere un uomo buono…
(Letters, 656)

Caro Hammer,
…come rappresentare l’angelo della realtà non è affatto una questione semplice.
(Letters, 661)

da Note verso la finzione suprema, Wallace Stevens, Arsenale Editrice, a cura di Nadia Fusini

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