l’ombra della indegnità

willy ronis

Altro ricordo di vergogna: dal notaio ha dovuto apporre a un documento il suo primo formale “letto e approvato” prima della firma, non sapeva come scriverlo correttamente, ha scritto “ha provato”. Imbarazzo, ossessione di quell’errore, sulla strada del ritorno. L’ombra della indegnità.
I film comici dell’epoca pullulavano di protagonisti ingenui e dai modi contadini alle prese con le maniere di città o in ambienti mondani (erano i ruoli di Bourvil). Si rideva a crepapelle delle sciocchezze che dicevano, delle gaffe che avevano l’ardire di commettere, cioè esattamente quelle che tutti temevano di fare in prima persona. Una volta ho letto un fumetto di Bécassine in cui la giovane e spaesata protagonista, durante il suo tirocinio, vedendosi affidato il compito di ricamare un uccello su un bavaglino “e idem sugli altri”, si metteva a cucire la parola idem a punto croce. Non ero sicura che io non avrei fatto la stessa cosa.

 

da Il posto, di Annie Ernaux, L’orma Editore, trad,di Lorenzo Flabbi

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