appunti per Trentasei e dieci vedute n.2

venere di mila

A sessantatré anni comincia le sue Trentasei e dieci vedute del monte Fuji; le porta a termine a settantadue con l’aggiunta di Dieci vedute. A settantaquattro, nella prefazione alle Cento vedute della stessa montagna, dichiara:

Fin dall’età di sei anni, avevo la mania di disegnare la forma degli oggetti. Verso l’età di cinquant’anni, avevo pubblicato un’infinità di disegni, ma tutto ciò che ho prodotto prima dei settant’anni non vale la pena di essere tenuto in conto. Solo all’età di settantatré anni ho capito più o meno la struttura dell’autentica natura degli animali, delle erbe, degli alberi, degli uccelli, dei pesci e degli insetti. Di conseguenza, all’età di ottant’anni avrò fatto ancora più progressi; a novant’anni avrò penetrato il mistero delle cose; a cento, sarò certamente giunto a una fase meravigliosa, e quando ne avrò centodieci, tutto ciò che farò, un punto, una linea, sarà vivo. Prego coloro che vivranno a lungo quanto me di vedere se manterrò la promessa.
Scritto nel mio settantacinquesimo anno d’età, da me medesimo, un tempo Hokusai, oggi Gwakio Rojin, il vecchio innamorato pazzo del disegno.

(…)

Quando, nel 1862, Claude Monet si installa al primo piano di un edificio di Rouen per dipingere le sue Venti cedute della cattedrale, ricorda le Trentasei e dieci vedute del Monte Fuji, ma resta sempre alla stessa finestra.

(…)

Hokusai, invece, per ogni trasformazione apportata dal passare delle ore e dal cambiamento del tempo, vento, pioggia, cielo sereno o foschia, cerca sempre altri punti di vista.

(…)

è impossibile immaginare Hokusai mentre riprende venti volte lo stesso disegno accontentandosi di cambiare solo i suoi inchiostri (si potrebbe fare una mostra con una sola stampa, in base alle sue sottili differenze di tiratura): il Fuji non è solo un pretesto, ma il soggetto vero e proprio, la montagna sacra, immensamente importante per lui e per quello che lo circondano, ed egli desidera studiarne tutti gli aspetti.

Il Fuji è un punto di riferimento topografico straordinario, poiché mette in collegamento tutti gli elementi della regione che esso domina con la sua altissima presenza.

(…)

L’itinerario al quale ci invita Hokusai è un pellegrinaggio, e a ognuna delle sue stazioni la divina montagna ci svela qualcosa di nuovo.

(…)

All’esplorazione oraria, topografica, formale, si aggiunge un’esplorazione poetica. Nella liturgia cattolica si aggiunge al nome della Vergine tutta una serie di epiteti:

Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d’avorio,
Casa d’oro,
Arca dell’Alleanza,
Porta del cielo,
Stella mattutina,
Salvezza degli infermi,
ecc.

e così, analogamente, le Trentasei e dieci vedute sono le litanie del Fuji; come nel culto della Vergine, che in Italia si frammenta in tutta una serie di Madonne e di apparizioni tanto diverse nei loro aspetti e nelle loro influenze quasi quanto le dee dell’antichità, ognuna col suo santuario che si può visitare, al quale si possono portare le proprie particolari devozioni, così in ciascuna stazione del suo pellegrinaggio Hokusai propone per la usa montagna santa un nome ogni volta diverso.

da Saggi sulla pittura. Holbein, Caravaggio, Hokusai, Picasso, Mondrian, Rothko, Michel Butor, Abscondita, trad.di Massimo Porfido

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