Nove anni da che t’ho salutata
o mia dimenticata, giovane siciliana.
Fra noi due si distese
un’impervia rovina
di lontananza e tempo,
e il trombettiere delle morti
sui valichi suona il silenzio.
Ma l’eco d’una tua risata,
ultimo celeste addio
per nove anni si aggirò
su quel desolato paese
rimbalzando in corsa, l’effimera
fanciulletta. E l’approdo
quale fu? Sola
nella mia stanza ero
oggi, e stupore mi morse.
L’eco d’un tratto udii
della tua risata.
Ti riconobbi, e il piacere
d’un batticuore mi corse.
A te grazie, fragile eco!
Canaria bella volavi
a questo nido.
Dolce marina frugavi
fra queste foglie.
Gemma arancione t’accendevi
sul calcinato muro.
Poi, fu di nuovo il silenzio
nella memoria,
e io della stanza vuota
signora.
(Già s’incrinava, nel punto
che l’orecchio mi sfiora.)
(1943)
da Alibi – Poesia per Saruzza, Elsa Morante, Garzanti