ti confesserò ora altre mie vergogne

B., ti confesserò ora altre mie vergogne:

spero sempre di sposarti –
quando soffrivo mi mostravo a te, per farti effetto –
il piacere più delirante che conosco è quello di essere compassionato –
per “sentire” la politica devo fare uno sforzo –
con tutti mi do arie di non darmi arie –
quando ti ho detto “ognuno ha la sua tisi”, pensavo di farti effetto più che un’altra frase-
c’è stata un’interruzione puttanesca ai famosi cinque anni di castità cavalleresca di cui mi vanto –
dicendo questo, mi lusingavo che una interruzione così confessata forse avrebbe fatto più effetto che nessuna –
faccio il finto semplice –
penso ai denari –
mi vergogno di mio cugino tabaccaio –
mi sono molto masturbato un tempo.

(dalla lettera a Bianca Garufi, Torino 25 novembre 1945)

.-.-.-.-.

(…)ma può darsi che tu pensi a tutt’altro e abbia ritrovato un vecchio amore o uno nuovo e la letteratura già ti disgusti. In questo caso sai quel che hai da fare – come la notte che mi hai detto che ne avevi le scatole piene – brucia anche questo e vivi lieta. Io ho trovato due foto stupende della Venere di Cirene, e sono molto tentato di darmi all’amor solitario. Pace. Pavese

(dalla lettera a Bianca Garufi, Roma giovedì 21 febbraio 1946)

da Una bellissima coppia discorde. Il carteggio tra Cesare Pavese e Bianca Garufi (1945-1950), a cura di Mariarosa Masoero, Leo S.Olschki Firenze, 2011

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