stazione

In sere d’eterno
diluvio m’è grato rifugio
la cupola inferna
della stazione; e mi basta
sentire l’odore di solfo
del fumo dei treni
perché subito si sfreni
la mia fantasia sedentaria
e via se ne fugga
fuor della scura tettoia
cercando nel buio dei prati
la gioia
dell’erba nera che succhia la pioggia.

Cammino su e giù per l’asfalto
di questa gran piazza coperta
che simula un vuoto mercato
o una cattedrale smessa.
I greci avevano il portico candido,
ma a noi meglio si conviene
questo fumoso chiesone
sconsacrato, ridotto a stazione.

Chiaror di lampi celebra
sotto l’arco di ferro
il puro altare delle montuose nevi.

da Conclave di sogni, Giorgio Vigolo, Poesia Anno VI Ottobre 1963 n.66

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