il temerario


foto di Chiara Coccorese

 

Ecco dunque dove tu sventurato…
 

Ecco dunque dove tu sventurato perdi la luce che dilegua
quest’ultima brace al fuoco disperso del tuo cuore
ecco dunque dove correvi La meta del tuo pensiero
quando non hai più tempo per niente ecco ancora di che sogni

La forma e il limite vedi tocchi già l’orizzonte
potrai tu finire questa lirica prima che cada la folgore
eppure ti metti a giocare con un ditale
il peso di ciò che non sapresti dire ti schiaccia la ragione

La rivolta degli oceani lo scompiglio dei naufragi
negli strazi senza nome dei cieli e della creatura
e il dolore batte la sua vela nera sulle alture
dove i fari hanno tessuto la prima notte delle vedovanze

Improvvisamente l’uomo di mare Nell’orrore immenso
questo gruppo di carne di muscoli di ossa quest’essere pensante
                                                                          questa forza
la cui stanchezza alla fine consacrerà il divorzio
la gigantesca solitudine del sughero sulle maree

Di colpo il tifone una sorta d’isole sotto la tua doccia spazzando
il sonno delle città come una nave in balìa delle acque
l’onda immensa che porta in cielo lo spavento degli uccelli
per ricadere sui polders come una mano che intrappola le mosche

Tutto ciò forse solo a causa delle proporzioni
sembra peggio del semplice sospiro e la bava sull’angolo del labbro
dove in un letto molto saggiamente si spegne la vita nella febbre
e si prova la gran pace del seppellimento

Tutto ciò tuttavia che ci lascia ebbrezza amara e grande
come al ragazzo il rosso del sipario che cade allo Châtelet
perché la schiuma ai piedi del grondare dei ciottoli ci getti
in pura derisione questo bagnante di celluloide rosa.

da L’ira e l’amore, Louis Aragon, Mondadori, trad.di Gilberto Finzi

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