Gli pareva ora insomma che una larga ondata di lirico vibrare esultasse per entro la stessa opaca durezza del materiale mondo. Il mondo pigliava un’anima, i morti oggetti vivevano, la vita di tutti i giorni cantava spiritualizzata come se il sogno la dilatasse estendendola:
Souvent dans l’être obscur habite un Dieu caché;
Et, come un œil naissant couvert par ses paupières,
Un pur esprit s’accroît sous l’écorce des pierres.
Egli ripeteva a sé piano il sonetto di Gérard de Nerval come se gli esprimesse a pieno questa sua specie nuova di ebbrezza. E veramente che le cose son vive, veramente ch’eran più e diverse da quel che parevano: avevano nascosti significati (rilesse come ad eccitare la sua stessa eccitazione i suoi occultisti e le cabale a lungo un tempo per curiosità studiati, rilesse leone hebreo, i frammenti di Pitagora, Dante, tuttociò che gli moltiplicasse per fantastiche suggestioni la vita del mondo), eran come geroglifici e cifre. Non pensava a ciò partitamente credendoci, ma era come in una sconfinante ricchezza, come in un gorgogliante abbondare di sentimento su ad invadergli la netta intelligenza, a popolargli di vita gli oggetti e le più consuete cose.
da Il peccato, Giovanni Boine, Garzanti