che cosa è reale?


foto di Milo

Ho ancora un vivido ricordo dello schock che provai al mio primo incontro con il concetto dei molti mondi. L’idea di 100¹°°+ copie leggermente imperfette di me stesso che si dividono costantemente in altre copie, che alla fine diventano irriconoscibili, non è facile da riconciliare con il senso comune. Questa è schizofrenia a oltranza.

Bryce DeWitt a proposito della Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica di Hugh Everett III

14 aprile 1956

L’orizzonte che vedo è limitato dal mio sguardo e sfuma dal centro verso i confini del mio occhio, ma non per questo io dubito di altri orizzonti, quelli che so che potrei vedere voltandomi o guardando da altre posizioni. Orizzonti che sono sempre presenti nella stessa percezione dell’orizzonte che ora vedo e senza i quali esso non sarebbe quello che è, orizzonti che non solo posso e potrò raggiungere ma anche che non posso più o non potrò mai raggiungere. In ciò che io ora percepisco sono innestati altri tempi e passati irrecuperabili, che fanno il presente che si apre al futuro. Il presente vive del passato che muore e non può far morire che un passato realmente esistito.

dalle pagine del 28 marzo 1958

Esperienza e visione razionale sono infinite come infinito è il passato e infinito l’avvenire: l’infinito ci circonda come qualcosa di potenziale e di oscuro e vive tuttavia nella concretezza del nostro tempo finito. Questa suggestione derivata da Husserl è organica e orientata: da questo punto di vista non è priva di analogie con la prospettiva filosofica di Whitehead. Oggi so come, anni fa, avrei dovuto scrivere su Whitehead.
Il feeling di Whitehead è la Lebenswelt. Nel feeling l’universo non si chiude in una teoria compiuta. Si attua in un processo, nella storia delle varie vite, in ogni interrelazione degli eventi nel tempo. Le cose diventano monadi aperte, nel passato e nel futuro, collegate ad infinite altre monadi. Queste monadi, proprio perché sono centri spazio-temporali, non monadi chiuse, si intersecano e si incontrano. Socialità di eventi che si relazionano con altri gruppi di eventi nel tempo e nello spazio. L’intenzionalità di Husserl è analoga al sentimento estetico di Whitehead.

da Diario fenomenologico di Enzo Paci, Il Saggiatore

 

Che cosa è reale?

 

“Per Everett la risposta è: l’unica entità fisica reale è la funzione d’onda. Il prezzo di questo monismo è il problema della base privilegiata. Poiché la funzione d’onda di un sistema composto si può rapprensentare in tanti mondi diversi, l’applicazione delle idee di Everett a generi diversi di rappresentazioni suggerisce che la medesima funzione d’onda contiene non solo molte storie, ma anche molti generi diversi di storie. Questo conduce a un’intepretazione dei molti mondi

“Io (Julian Barbour) rispondo: le configurazioni”

da La fine del tempo, Julian Barbour, Einaudi

 

 

2 thoughts on “che cosa è reale?”

  1. Grazie per il rimando a Husserl… :)
    "L'altro viene costituito in me e da me come altro ego trascendentale, il che porta alla concezione di una intersoggettività trascendentale."

  2. Riguardo all'obiezione di De Witt: penso che si possa teorizzare la coesistenza di infiniti mondi alternativi e ciò nonostante mantenere l'univocità della persona, senza alcuna schizofrenia. Esempio: dopo la maturità sono indeciso fra Ingegneria e Medicina, infine scelgo la prima. Se poi un giorno inventassero una macchina che mi consentisse di passare da un mondo parallelo all'altro, non troverei alcun universo con una copia di me stesso che è diventato un medico: la mia personale scelta di allora avrebbe cioè di fatto impedito lo sviluppo di tale ramificazione. Postulando l'univocità della persona (e della sua coscienza individuale) il numero di mondi possibili sarebbe ancora infinito, anche se non più un infinito elevato all'infinita potenza (penso che potremmo accontentarci lo stesso) ed è ragionevole pensare che in nessuno di questi esista una copia di noi stessi semplicemente perchè in nessuno di essi saremmo mai nati. Questo modo di vedere le cose responsabilizzerebbe ancor più ogni nostra scelta: infatti ogni nostro atto volontario "distrugge per sempre" un'infinita ramificazione di sviluppi futuri fino ad un attimo prima possibili (siamo come dei giardinieri che potano i rami di un albero: un viaggiatore del tempo che cambi linea di universo è sua volta come il giardiniere che fa un innesto su un ramo scelto). L'Esistenza totale è un Grande Albero, un meraviglioso immenso frattale che si ramifica ad ogni istante (ma con buona parte delle ramificazioni che svaniscono continuamente ad ogni nostra scelta)

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