anatomia

ceramolle di Laura Stor

 

Rieda qui Momo, e di bramar non osi,
A rossor di natura, il core umano
Trasparente così, che l’occhio in vano
Non ne discopra i sentimenti ascosi.

Chi non sa, qual Protéo ne’gorghi ondosi
Cangiar sembiante o trasformarsi in Giano,
Favellando riporsi il core in mano,
Ch’entro il mio cor tutto me stesso io posi.

Se poi mill’alme incenerir non cessa
Del Ciprio Deo l’insidioso ardore,
Il suo foco al mio sen non mai si appressa.

Or dicasi, che ligio d’Amore
Ha l’immagine altrui nel cor impressa,
Io l’immagine mia sculta ho nel core.

da Il giorno delle meraviglie destinato alle muse, in Miscellanea poetica de Gli Accademici Concordi di Ravenna, di Federigo Meninni, citato ne Le officine dei sensi di Piero Camporesi, Garzanti, 1985

 

Studio dell’anatomista Clorion, intorno al 1830

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