Cupo si trascina il giorno nuvoloso,
sconsolati scorrono i torrenti.
all’entrata dinanzi la porta straniera
e nelle mie spalancate finestre.
Oltre il recinto, lungo la strada,
il giardino pubblico affonda.
accasciate, come belve nella tana,
giacciono in disordine le nuvole.
Nel maltempo mi balena un libro
sulla terra e la sua bellezza.
io disegno un folletto nel bosco
per te sul frontespizio.
Ah, marina, da un pezzo è tempo,
né sarebbe poi una gran fatica,
le tue neglette ceneri nel requiem
da elabuga portar via.
Il trionfo del tuo funebre trasporto
io pensavo l’anno passato
sopra le nevi dell’ansa deserta
dove stanno le barche nel ghiaccio
***
M’è così difficile ancora oggi
immaginare te morta,
come una spilorcia milionaria
tra sorelle ammalate.
da poesie inedite, boris pasteràk, rizzoli, 1966