corrispondenza con l’on.donatella poretti

 

Gentile signora Michelle G. Müller,
altro che molesta, la sua lettera e’ stata molto stimolante!
Il gesto di rendere pubblico l’ingresso a Montecitorio con mia figlia andava esattamente nella direzione da lei suggerita. In seguito ho infatti scoperto che altre parlamentari erano entrate alla Camera con il figlio neonato, ma sempre dagli ingressi laterali per infilarsi un po’ di nascosto negli uffici di qualche parlamentare amico.
Solo la scorsa settimana nel corso di una conferenza stampa una giornalista del Corriere della sera non sapeva come fare perche’ non le facevano entrare la figlia, lasciata letteralmente in mezzo alla strada da una istituzione come la Camera dei Deputati che applicava rigidamente un regolamento per cui i suoi locali sono accessibili solo da maggiorenni!
La sua proposta sulla festa della mamma e’ molto bella, facciamoci venire delle idee su come metterla in pratica!
 
A presto, cordiali saluti,
Donatella PorettiGentile On. Donatella Poretti,

sono contenta d’aver ricevuto la sua risposta energizzante!
Giusto ieri sera il mio ragazzo mi raccontava di un suo collega costretto dalla necessità a portare il proprio figlio all’asilo nido vicino al suo ufficio dalle 8.00 alle 17.00; il fatto che la tristezza di questa situazione sia rilevata in una conversazione tra uomini – padri e non – prova che si può contare sul loro sostegno, che i padri sono consapevoli dell’esproprio di cui i loro figli e le loro donne sono vittime.

Parlando con altre mamme, ho rilevato un ostacolo all’auspicabile stravolgimento: l’isolamento.

– quale lavoratrice in nero o con un contratto a termine potrebbe concedersi di arrivare sul posto di lavoro col proprio filgio, senza rischiare la derisione (nella migliore delle ipotesi) o il mobbing o l’interruzione del rapporto lavorativo? lo ‘stravolgimento’ della festa della mamma prima e della situazione della madre lavoratrice (si spera) dopo potrà partire solo dalle lavoratrici ‘privilegiate’?

– alcune madri dichiarano di stare meglio otto ore a lavoro piuttosto che sole con il proprio figlio: questo è comprensibile perché spesso queste donne vivono socialmente isolate, senza il sostegno della famiglia, senza un edificio di relazioni. Se la situazione naturale per l’uomo è quella della condivisione dello spazio, del tempo, della conoscenza, dell’esperienza, dell’attenzione, della sofferenza, del dolore e della gioia allora è necessario concedere ai genitori di condividere i propri figli con la comunità. come convincere queste madri scoraggiate e sole a tentare la nuova strada?

Per quel che mi riguarda, soffro di un’inarginabile logorrea, dispongo di una nutrita rubrica di uomini e donne iscritti alla newsletter della libreria (conservo da dieci anni lo scontrino del primo gelato col mio bello e naturalmente ho anche gli indirizzi e-mail dei lettori che in quasi conque anni hanno acquistato per corrispondenza i miei libri in tutta italia, da Trieste in giù), e il tempo e l’attenzione non mi mancano.

A presto!

Michelle Müller

…e altro ancora: http://www.rosanelpugno.it/rosanelpugno/node/11378

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>