lettera aperta all’on.donatella poretti


Gentile On. Poretti,
è un po’ che penso di scriverle, da quando ho visto l’immagine di lei in Parlamento con sua figlia Alice nel marsupio.
Sono la madre di Marta, una bambina di due anni e mezzo che porto a lavoro con me (nella mia piccola libreria) da quando ha 6 mesi. Allatto mia figlia a richiesta e per questo posso affermare che è possibile farlo solo avendo con sé il proprio/la propria piccolo/a. Adesso che Marta mi chiede il latte solo a notte fonda, il mio ragazzo ed io abbiamo iniziato l’inserimento di nostra figlia all’asilo comunale, inserimento che si sta rilevando gioioso e stimolante per tutti e tre.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e i pediatri consigliano di allattare a richiesta ma, fatta eccezione per poche madri privilegiate tra le quali mi metto, questa possibilità è preclusa. Si tende a indurre il costume, il conformismo di considerare l’allattamento esclusivamente come fonte di nutrizione e quindi un biberon e un tiralatte vengono proposti come alternativa equivalente alla madre: una mia conoscente che lavora in una biblioteca con contratto co.co.co., a quattro mesi dalla nascita del piccolo ha sostituito, con molta malinconia, il proprio seno con il tiralatte e il biberon.
Durante il periodo elettorale, i vari schieramenti politici promettono alle donne l’apertura di un numero maggiore di asili nido, mentre per poter allattare a richiesta, in una maniera anticonformista necessaria al bambino, una madre dovrebbe essere a totale disposizione del piccolo per un paio d’anni. Alla madre deve essere garantita la possibilità di stare insieme al proprio bambino il più a lungo possibile e al contempo si deve permettere all’individuo di tornare a svolgere l’attività sospesa con la stessa soddisfazione.
Quest’estate, quando portavo mia figlia alla spiaggia di Capocotta ho visto una madre nigeriana svolgere l’attività di barista ai bagni ‘porto di enea’ con il bambino legato sulla schiena: quando il piccolo la reclamava, la madre si fermava per allattarlo.
Anche per un’impiegata dovrebbe essere meglio poter godere del proprio figlio e credo anche che la maggior parte delle madri attenderebbe meglio al proprio lavoro senza la preoccupazione di un bambino dentro e fuori dagli asili nido per raffreddori, o con orari organizzati in una maniera millimetrica destinata alla frustrazione se non al fallimento. La libertà di poter scegliere se avere o meno il bambino/a con sé (non è detto che tutte lo desiderino, ma il punto di vista deve essere quello delle madri che questo bisogno lo hanno) deve essere garantita ad ogni madre e l’incoraggiare questa situazione potrebbe rivelarsi vantaggioso anche per lo stato (a un minor bisogno di asili nido corrisponde un minor costo allo Stato).
Che bello sarebbe se lei si organizzasse e organizzasse tante donne e ottime lavoratrici scontente, proponendo iniziative come quella di fare ingresso nel proprio luogo di lavoro con figlio/a al seguito tutte insieme in un giorno stabilito.
Vogliamo stravolgere la – finora ridicola – festa della mamma?
 
Sperando di non essere stata molesta, le offro il mio sostegno e la mia collaborazione per quanto mi è possibile,
 
Michelle G. Müller

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>