Lo smarrimento dell’identità tra vita e pensiero ha portato a intendere il pensiero esclusivamente come – vano – tentativo di dirigere la prassi, e la prassi come mera esecuzione operativa di un progetto già dato. Il discorso sul rapporto tra “intellettuali e politica” riposa proprio su questo pregiudizio errato, e smentito ogni giorno, che per agire serva una teoria, e che per la teoria debba sempre essere inverata una prassi.
p. 221, Il dio sensibile. Saggi sul panteismo, Emanuele Dattilo, Neri Pozza, 2021
Nel tuo ultimo messaggio, domenica scorsa, hai concluso con quattro puntini di sospensione, invece dei tre di Céline: anche qui tendi al lungo, non all’infinito. Come il salumiere, sulla bilancia carichi il troppo, mentre la cliente riflette che alla tua bottega non tornerà più.
I cannot hear it anymore.
I cannot hear it anymore.
Since the first of you and me here and there
We lose the direction everywhere
Shrieking city sun shiver in my veins
In flames I run
In flames I run
(No more) waiting for the sign to come
I cannot hear it anymore.
I cannot hear it anymore.
Nella sua introduzione a Per il tuo bene (Mondadori, 2009), Emanuele Trevi scrive di Rocco Carbone:
Si era identificato con un detto di Eraclito, che ripeteva spesso – l’anima secca è di tutte la migliore e la più saggia. “Secca” non significa arida, incapace di dare frutti. L’aggettivo semmai si riferisce alla natura ignea dell’anima, che quando è libera dagli impedimenti arde e sale verso l’alto. (…)